Il 29 marzo scorso, in un’altra delle sue uscite pubbliche e politiche di una campagna elettorale che è entrata, di fatto, nel vivo, l’ex sindaco di Sant’Anastasia, Esposito, condannato e candidato a sindaco, ha lanciato, come suo solito, una serie di insulti farneticanti e di accuse gravi ed infamanti per le quali si è già messa in moto l’Arma dei Carabinieri contro la quale Esposito ha avuto l’ardire di dire che sono stati loro, i Carabinieri, ad organizzare il suo arresto per fermare la sua azione politica. Si è, inoltre, scagliato, in un italiano becero, contro l’imprenditore Nicola Alfano, colui che, alla richiesta di tangenti da parte sua e di Luigi Terracciano, andò a denunciarlo presso il Comando di Castello di Cisterna e lo mandò in galera. Il 29 marzo scorso, nel suo comizio, Esposito, capovolgendo di fatto la realtà e la verità, ha definito, con voluta ignoranza, “imputato e nemico” nel processo di primo grado che si svolse a Nocera il suo accusatore Nicola Alfano. Altro bersaglio di Esposito, anche questa volta, è stato il giornalista Francesco De Rosa che, intanto, promette un impegno senza sosta contro quello che definisce “un incallito bugiardo e mistificatore con attorno i suoi sodali”, colui che capovolge la realtà per renderla e raccontarla a suo piacimento.
Per porre argine alla mistificazione e alle falsità che Esposito continua a ripetere nei suoi comizi, iniziamo qui a pubblicare tutti gli atti pubblici ed ufficiali che si sono prodotti attorno alla vicenda delle tangenti a Sant’Anastasia. Lo facciamo perché in un momento di grande delicatezza per la comunità anastasiana ciascuno possa leggere e capire chi mente e chi dice la verità. Pubblicheremo le due sentenze di condanna (di primo grado e d’appello) con le relative motivazioni che hanno riguardato l’allora responsabile dell’Ufficio Ambiente del Comune di Sant’Anastasia Luigi Terracciano, arrestato nel 2013 assieme all’ex sindaco Esposito che lo aveva messo in quel ruolo e per il quale raccomandava, come leggerete dalle intercettazioni, a Nicola Alfano di accontentarlo circa la richiesta di tangenti. Pubblicheremo la sentenza di condanna, emessa nell’ottobre del 2017, che ha riguardato l’ex sindaco Esposito con relativa motivazione. Tutto però iniziò con la Richiesta di Convalida dell’arresto emessa dal Tribunale di Nola. Un documento fondamentale nel quale potrete capire molte cose. Tra queste:
1) Che la GISA, l’azienda che aveva vinto la gara pur non avendo un requisito fondamentale pagava già tangenti a dire dello stesso Terracciano e di Esposito che non smentisce, in nessuna parte delle intercettazioni che lo riguardano, questo particolare con molta attenzione a dire e non dire sapendo che poteva essere intercettato.
2) Capirete, inoltre, che l’ex sindaco Esposito, lontano dall’essere l’ingenuo protagonista di una trappola, come racconta tutte le volte, chiedeva, ogni volta, al suo interlocutore, prima di iniziare a parlare, di spegnere il cellulare per timore di essere intercettato e, in auto, teneva il volume della radio sempre molto alto per lo stesso motivo.
3) Che quando Nicola Alfano gli racconta della richiesta di tangenti da parte di Terracciano, come la si può raccontare ad un sindaco in carica per chiedere aiuto e legalità, non solo Esposito non è sorpreso ma invita Nicola Alfano ad accontentarlo perché Terracciano è molto bravo e sa fare bene il suo mestiere. Assieme ad altre considerazioni che danno un quadro molto chiaro e che potrete leggere di seguito.
Intanto, lo scorso novembre 2018 Luigi Terracciano, è stato, in appello, nuovamente condannato. I dettagli della sua vicenda, poco noti agli anastasiani, si intrecciano, sin dal primo momento e nel profondo, come leggerete nella Richiesta di custodia cautelare, con quelli di Esposito da cui di fatto dipendeva e con cui concertava.
Il 18 ottobre del 2017, al termine di un processo di primo grado nel corso del quale Esposito, a simbolico risarcimento del danno, chiedendo persino “finte” scuse, ha dato settemila euro a Nicola Alfano (che Alfano ha devoluto, per intero, al Comune di Sant’Anastasia) ed altre 25 mila che “l’imputato” Esposito ha dato direttamente al Comune di Sant’Anastasia. Un processo la cui sentenza di primo grado è stata la seguente:
“Il Tribunale di Nocera Inferiore composto da dott. Raffaele Donnarumma (giudice), dott.ssa Carla Di Filippo (giudice) e dott.ssa Leda Rossetti (giudice), nella pubblica udienza del 18 ottobre 2017, ha pronunziato mediante lettura del dispositivo, la seguente sentenza: Visti gli artt.442, 533, 535 cpp dichiara Esposito Carmine colpevole del reato a lui ascritto, come modificata l’imputazione all’udienza del 22/6/2016 e, riconosciute le attenuanti generiche, tenuto conto della diminuzione per il rito, la condanna alla pena di anni uno e mesi due di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali; Visti gli artt. 28 ss cp applica a Esposito Carmine le sanzioni accessorie della interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni cinque. Pena sospesa. Termine di giorni 60 per il deposito della motivazione”.
Eppure, a sentire Esposito lo scorso 29 marzo definire Alfano “imputato e nemico”; a sentirlo accusare l’Arma dei Carabinieri che, a suo folle dire, avrebbe organizzato tutto per fermare la sua azione politica. E non solo. A sentire le offese gratuite mosse ad un giornalista colpevole di fare solo il suo dovere c’è solo da restare basiti. Se a questo poi si aggiunge il sostegno dei seguaci di un condannato che ha sempre mentito su ogni passaggio della sua grave vicenda giudiziaria non si può né si deve restare indifferenti.
La campagna elettorale 2019 a Sant’Anastasia è entrata nel vivo nel peggiore dei modi. Con i veleni e le bugie farneticanti di Esposito che vuole a tutti i costi tornare al potere. Con i tre altri (al momento) candidati a sindaco, ancora troppo impegnati ad accusarsi reciprocamente di inadempienze e limiti tanto che sembrano perdere di vista la cosa più grave contro la quale dovrebbero (si spera) fare fronte comune, un post, una presa di posizione pubblica che, invece, non fanno mai contro uno che è stato arrestato per tangenti e condannato ma dice ancora di essere stato vittima di una trappola. E sparge veleni. E rivolge ingiurie, calunnie, offese gratuite, illazioni gravi contro l’Arma dei Carabinieri, contro l’imprenditore che lo fece arrestare, contro il giornalista che lotta per l’affermazione di una verità che è nelle carte, nel processo e in tutto il corso di una squallida vicenda per la quale ancora Sant’Anastasia sta pagando un prezzo altissimo.
Sicché, per iniziare a far luce davvero su una vicenda così squallida, ancora troppo attuale, diamo spazio all’atto con cui tutto iniziò, alla pubblicazione integrale della Richiesta di convalida dell’arresto che quel giorno, il 14 dicembre del 2013, arrivò dalla Procura della Repubblica di Nola. Trentasette pagine di ricostruzione dei fatti, intercettazioni, particolari inquietanti, scenari evidenti. Se la leggerete bene capirete, finalmente, molte più cose.