Una montagna d’amare anziché avvelenare

pasquale abete |


È con rammarico che scrivo quanto segue. Il versante anastasiano del monte Somma, con i suoi sentieri che costeggiano in gran parte gli antichi regi lagni, orgoglio di un passato calpestato e ormai sepolto, versa in uno stato di abbandono. Un degrado che dura da decenni. A valle la montagna è ridotta ad una discarica dove individui senza scrupoli, indisturbati, vanno a sversare ogni genere di rifiuti.  A monte, invece, a ridosso della sorgente Olivella, l’incuria e gli incendi hanno ridotto i sentieri che portano a quote più alte a grovigli di arbusti, barriere invalicabili dove, per passare oltre, bisogna strisciare sotto i tronchi degli alberi caduti. Via Olivella e via Zazzera, che da piazza S.Antonio e via Donizzetti salgono verso il monte per poi ricongiungersi all’altezza della sorgente olivella, sono delimitate non dai classici steccati di legno, che ci si aspetterebbe di trovare in un Parco Nazionale, ma da cumuli di immondizia che, crescendo in modo esponenziale, finiscono per invadere i terreni adiacenti, esasperando il lavoro giornaliero di quei pochi contadini che, più per devozione che per interesse economico, ancora lavorano quelle terre. I sentieri sono costellati da una vasta gamma di frigoriferi, poltrone, materassi, sanitari, lavatrici, televisori, vecchi condizionatori. E non manca, sia a valle che a monte, materiale da risulta particolarmente inquinante: guaine bituminose, secchi di vernice, oli industriali, fusti di plastica dal contenuto incerto, copertoni d’auto. Un fiume velenoso, insomma, serpeggia per le campagne del monte Somma. Inoltre, all’inizio di via Olivella, nei pressi del Villaggio della Fratellanza della Fondazione UALSI, c’è un tratto di strada che passa sotto un ponticciolo. Un passaggio obbligato per andare in montagna che ora è talmente ricoperto da strati di immondizia sovrapposti nel tempo che il manto stradale non si scorge più. Ma è su via Zazzera, a poche centinaia di metri dal centro abitato, che troviamo l’emblema della vergogna: il Palazzo di Nicola Amore. Offeso negli anni da promesse di restauro mai mantenute e ridotto ormai ad un rudere agonizzante. Adiacente a quella che fu la dimora di Nicola Amore, sindaco di Napoli e Principe del Foro, lo scenario non cambia. Ogni genere di rifiuti descritti poc’anzi circonda il palazzo e fa da cornice a quello che resta dell’antica dimora.

Gli scatti che ho voluto proporvi di seguito sono l’ennesimo tentativo di suscitare indignazione in tutti e vergogna in coloro che hanno portato e portano di nascosto sui sentieri della nostra montagna i loro rifiuti. Sono loro i colpevoli di un territorio che stanno avvelenando.

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