Sant’Anastasia, le radici paesane nelle nuove generazioni
Qui parleremo della nostra cittadina vesuviana vista dagli occhi di chi ha superato da qualche tempo la maggior età e cerca sintonia tra i luoghi, i temi, gli intrattenimenti di questa città. Affronteremo i temi della nostra attualità e molto altro seguendo il filo rosso delle nostre passioni, dei desideri che abbiamo, del sogno di vedere una città più evoluta, più bella, più vicina alla nostra età e alle sue pulsioni.
di gennaro sebeto
Nella vita, nei grandi obiettivi che qualsiasi genitore auspica per il proprio figlio, ha sempre presenziato inseparabilmente quel desiderio di vedere “il rappresentante della NEXT GEN di famiglia” realizzarsi al di fuori del paese, della città, persino della nazione d’appartenenza con annessa una quasi innata predisposizione ad affrontare la dolorosa mancanza della sua partenza. Non si vuole certamente mandarli via, ogni genitore vorrebbe il proprio figlio sempre vicino ma, volendo intraprendere un dibattito su questa tematica sempre attuale, non possiamo ignorare le innumerevoli concause che entrano inevitabilmente in gioco. Proviamo a considerare l’Italia nazione la punta di una piramide, l’inizio di una lunga catena al cui termine vi sono i paesi come la nostra Sant’Anastasia. Il benessere o il malessere dell’uno è reciprocamente il benessere o il malessere dell’altro. In questo momento non possiamo non guardare in faccia la realtà effettiva delle cose. L’Italia e tutte le sue componenti sono in difficoltà e noi giovani, costituenti l’anima, la linfa nuova, il ricambio della popolazione, siamo la fascia più colpita di questa crisi. I dati sulla disoccupazione giovanile non fanno altro che mandare la generazione futura in confusione e nel panico più totale. Ciò che si è appena evidenziato è un’induzione a partire, a lasciare la terra natia, per cosi dire forzata. Con tali affermazioni, sia chiaro, non si vogliono tralasciare coloro che partono unicamente, in seguito ad una decisione tutt’altro che condannabile, per realizzare le proprie ambizioni. Nel contesto luogo-epoca che viviamo noi anastasiani si devono analizzare inevitabilmente tante sfaccettature. Sant’Anastasia è una realtà chiaramente paesana che non ha nulla a che vedere, in tutti i sensi, con le realtà delle grandi città. Conserva, però, come un’opera inestimabile di un museo, tutta la sua unicità. E il passeggiare per il centro, è sentire nelle belle giornate sempre aria di festa, è il conoscersi praticamente tutti con tutti: la nostra è una comunità recante tranquillità che si sta, e questo non lo si può negare, mettendo al passo coi tempi con l’apertura di nuove attività volte ad attirare persone dai paesi limitrofi per trasmettere e restituire vitalità. Il mondo, però, non è piccolo… C’è chi è riuscito a stabilirsi qui, chi è dovuto partire per trovare di che vivere al di là dei nostri confini (e non sono pochi…). Le realtà paesane sono le più coinvolte e, vi parlo dalla poca esperienza di vita dei miei diciotto anni, non posso sapere tra dieci anni dove sarò. Indubbiamente, se dovessi stabilirmi fuori, e sarei felicissimo, ma ciò non significa che Sant’Anastasia non mi mancherebbe. Il richiamo delle proprie radici c’è sempre stato e continuerà sempre a far parte di noi: andarsene per noi giovani non significa disprezzo, è necessità futura, del futuro, di un futuro ancora incerto e tutto da scrivere del quale Sant’Anastasia continuerà a fare parte per sempre.