C’era una volta e c’è l’economia dei rammarielli
Tra gli antichi mestieri di Napoli troviamo ‘o rammariello che a Sant’Anastasia aveva tante e solide radici. Molti rammarielli partivano (e partono) proprio da Sant’Anastasia. E non solo perché qui la lavorazione del rame era il mestiere di tanti. ‘O rammariello era (ed è) uno speciale venditore ambulante, che forniva merce molto utile concordando anche pagamenti a rate.
Divenne per molti decenni figura tipica, spesso al centro di apprezzamenti per il ruolo che svolgeva o, al contrario, di aspre critiche per ciò che fu capace di diventare. Era quell’ambulante che girava per le case di molti quartieri cittadini (a Napoli come in provincia) cercando di vendere biancheria intima o per la casa e tutto ciò che serviva per mettere insieme un corredo da sposa di buona qualità. Particolarità del rammariello è che concedeva anche pagamenti rateali, passando a riscuotere il dovuto mese dopo mese. Il suo nome deriva dal fatto che, inizialmente, il rammariello vendeva, aggiustava e produceva utensili di rame (pentole, padelle, ecc…); successivamente però, una volta che questo fu sostituito dall’alluminio, si vide costretto a cambiare business per dedicarsi a quello della biancheria. Il nome fu poi mantenuto anche negli anni successivi, anche da tutti coloro che si avvicinavano al mestiere per la prima volta e non avevano fatto i “ramai”. Oggi rientra tra i mestieri della Napoli antica anche se si è completamente trasformato o è del tutto sparito, a volte persino dimenticato. A Sant’Anastasia attorno a tale figura si sono sviluppate floride economie (spesso del tutto ad usura dati i tassi d’interesse) che hanno fatto la fortuna di famiglie borghesi che hanno laureato figli e prosperato di ricchezza. Le loro origini sono lì. Trasformando ciò che in principio era la lavorazione di oggetti e pentole in rame (per la quale gli anastasiani sono famosi) in tutt’altro. Ci si adoperava per il corredo delle giovai promesse in matrimonio. Si anticipavano soldi presso negozi di biancheria o d’altro dove il “cliente” andava a spendere avendo in quella sorta di “finanziaria” del tutto informale la possibilità di comprare a rate ciò che serviva. Dalle pentole in rame al corredo, dal corredo all’oro, dall’oro ai soldi veri e propri. Chiaramente il tasso d’interesse doveva prevedere imprevisti. Persino il mancato pagamento che non potevi più recuperare essendo il prestito del tutto “informale”. Si spiegavano così i tassi d’interessi molto alti che non di rado strozzavano le magre disponibilità dei clienti indebitati talvolta fino al collo. Occorre anche dire che in tanti casi intere famiglie hanno fondato i loro investimenti sulle finanziarie “private” di chi a loro prestava soldi o anticipava pagamenti a negozio dove il cliente prendeva di tutto. Pur sempre economia d’usura l’attività dei “rammarielli” anastasiani ha fatto la fortuna di molte famiglie, dei loro figli e dei loro nipoti. Basterebbe citare i cognomi di quelle famiglie per capire chi sono e cosa sono diventati i loro figli ed i nipoti.
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A Chiaiano, per esempio, dopo il periodo dell’arrangiamento che va dal 1950 a tutto il 1960, dove si vestiva alla meno peggio, come quello di utilizzare vestiti vecchi, che erano rivoltati e ricuciti con un diverso taglio da apparire come nuovi di zecca per l’abilità di sartine e sarti provetti. Si utilizzavano, in mancanza di tessuti nuovi, vestiti militari smessi, come cappotti e divise usate dei soldati, nonché tendaggi militari, tute mimetiche, che bravissimi sarti riuscivano a confezionare pantaloni e vestitini per giovanotti con tali speciali tessuti, mentre maestre cucitrici, infine recuperando la stoffa dei paracadute, erano capaci di confezionare camicette, come fossero di seta, ed abiti per cerimonie religiose, (gli abitini bianchi per la prima comunione), vestitini per signorinelle. S’inventarono giacche a doppio petto per camuffare qualche vecchia magagna sottostante, che scompariva a seconda se la bottonatura era a destra od a sinistra, i pantaloni poi, erano con le pieghe ribaltate, in modo che una volta consumate si potevano rivoltare la piegatura, facendoli sembrare come nuovi. Opera meritoria fu in quel periodo quell’antico mestiere napoletano esercitato a nero e che oggi è completamente desueto, tanto che se ne’è persa l’esistenza, e la conoscenza “‘o Rammariello”. ‘O Rammariello fu il primo ideatore delle cosiddette vendite rateali a domicilio. La popolarità e precipuità della vendita del “Rammariello” era data dal fatto che, dopo la consegna della merce richiesta, riscuoteva al domicilio della clientela il pagamento della stessa passandovi una volta il mese; la riscossione avveniva con comode rate, piccoli esborsi, che anche i meno abbienti potevano permetterseli, ottenendo così buona merce con piccolo sforzo economico. Il Rammariello, l’etimologia della parola come detto deriva dal diminutivo di Rammaro, una volta, venditore di stoviglie ed utensili da cucina, tutti generalmente di rame, poi soppiantate con le vendite di altra merce, che diventò biancheria personale (camicie da notte, sottovesti, reggiseno, mutande) e biancheria da casa (coperte, lenzuola, asciugamani etc.). Sa di fatto che la figura del rammariello è una pagina grigio scuro se si pensa al modo con il quale l’usura ha proliferato per anni a Sant’Anastasia.
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