Quell’eruzione che distrusse Pompei, Ercolano, Torre, Oplonti… . E che, oggi, fa ancora paura.

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Di tutte le eruzioni che il Vesuvio ha vissuto quella del 79 d.C. è, senza dubbio, il principale evento eruttivo che il vulcano campano ha avuto in epoca storica. Fu una di quelle eruzioni che modificarono profondamente la morfologia del vulcano. Provocò, come più volte si è scritto, la distruzione delle città di Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis, le cui rovine, rimaste sepolte sotto strati di pomici, sono state riportate alla luce a partire dal XVIII secolo e ancora oggi “donano” squarci di luce della vita di quel tempo, del modo di mangiare, dormire, organizzare la città. Questa data dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è attestata da una lettera di Plinio il Giovane. Nella variante universalmente ritenuta più attendibile del manoscritto, si legge nonum kal septembres cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto. Accettata, quindi, come sicura fino a oggi e prima che emergessero alcuni dati archeologici recentissimi che sono in discordanza con una data estiva. Fa pensare anche il ritrovamento di frutta secca carbonizzata, di bracieri, usati all’epoca per il riscaldamento, di mosto in fase di invecchiamento trovato ancora sigillato nei contenitori (dolia). Ma è anche il ritrovamento di una moneta rinvenuta sul sito archeologico che fa riferimento alla quindicesima acclamazione di Tito a imperatore, avvenuta quest’ultima dopo l’8 settembre del 79, a farci supporre che l’eruzione sia avvenuta in autunno, probabilmente il 24 ottobre di quell’anno e non in agosto. Ne è prova ulteriore anche la tesi secondo la quale l’eruzione avvenne in autunno come si evince da un’iscrizione rinvenuta nel 2018 in una casa che al momento dell’eruzione era probabilmente in ristrutturazione. L’iscrizione, a carboncino, porta la data del 17 ottobre, e si riferisce con tutta probabilità allo stesso 79, poiché le scritte a carboncino si cancellano con estrema facilità. Sicché, a questo punto, dovremmo escludere che l’eruzione del 79 d.C. possa essere in agosto.

In ogni caso, ciò che colpisce coloro che oggi riannodano i fili dell’eruzione pliniana del 79 d.C. è la violenza distruttrice del Vesuvio. Un dato che ritorna come fosse un incubo, una premonizione. Il Vesuvio è lì con attorno, ora più di allora, milioni di abitanti che hanno scelto di viverci accanto.

Le 13 comunità del Parco nazionale del Vesuvio innanzitutto, ma non solo. Il raggio d’azione è molto più ampio. La “macchina” organizzativa che dovrebbe avere “sotto controllo” le azioni da seguire in caso d’emergenza sono ai più ignoti. Su questo tema glianastasiani.it aprirà un varco informativo serio e documentato di cui, presto, conoscerete i dettagli. Intanto, vi proponiamo la ricostruzione dell’eruzione del 79 d.C. così come arrivata a noi da un lavoro certosino, che data diverso tempo fa, realizzato da un gruppo di ricercatori legati al sito archeologico pompeiano.

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