Tra tutte le belle storie con cui si può cominciare un nuovo anno quella che vi racconto è, senza dubbio, tra le più belle. Il 28 dicembre dell’anno appena finito, pochi minuti prima delle 16, un treno è arrivato alla stazione di Napoli guidato da un cittadino anastasiano. Francesco Tufano, anastasiano di nascita e di vita, quel giorno si è congedato così dalla Ferrovie dello Stato con un video fitto di bellezza e di emozione. A girarlo un collega di lavoro che ha ripreso Francesco Tufano mentre portava il “suo” treno al capolinea e commentava quegli istanti in diretta. Il video è stato postato da lui sul suo profilo facebook con un commento che lo accompagnava.

“La mia ultima frenata!!!! Innanzitutto chiedo scusa x non aver reso noto in anticipo, questo mio ultimo treno. È stata una mia scelta personale, non vi sembra, io sono una persona che vivo le emozioni intensamente, infatti non ho fatto venire nessuno della mia famiglia. Nello scrivere ora, un’emozione tremenda mi prende, la mia vita ferroviaria, come quella di alcuni miei colleghi, è stata molta atipica, in sintonia con la mia professione da Macchinista. Anni di pendolarismo su Milano, da Napoli e viceversa, anni ancora su Roma, poi gli ultimi due anni a Napoli. Ci è voluto fisico, ma soprattutto una volontà ferrea. Non ho mai mollato, nonostante gli ultimi 10 anni che hanno segnato con tante cicatrici la mia vita. Ho avuto la fortuna di fare un lavoro bellissimo, seppure tanto impegnativo, con le sue difficoltà che ti tengono al massimo dell’attenzione. Di questo lavoro mi sono sempre sentito gratificato. Sono fiero di aver guidato treni x 34 anni di fila. Ne avevo 31 quando ho cominciato dopo aver lavorato nell’industria, e nella scuola e servito la Patria. Da Milano, passando x Roma, poi Napoli, ho conosciuto tanti colleghi e colleghe, con molti di loro è nata una bella amicizia. È stato bello fare conoscenza. Quelle ore di giornate intere, ci si parlava e confidava e lì capivo con chi parlavo. Sento doveroso ringraziare i vari Depositi di appartenenza, da Milano, soprattutto Roma, e poi Napoli. Qui hanno capito un mio problema e mi si consentiva di svolgere sempre turni pomeridiani. Prima di ringraziare, voglio rivolgere un profondo pensiero con un ricordo per i tanti colleghi mancati durante il mio percorso lavorativo. Tanti erano miei amici, li penso sempre e sono sempre nelle mie preghiere. Grazie a tutti/e voi. Non chiamatemi pensionato. Non mi piace. Sono stato un Macchinista e resto un Macchinista. Lo dico con Grande Orgoglio e qui mi sento di dare un consiglio ai giovani colleghi: non date mai niente x scontato in questo lavoro. Superficialità zero, Attenzione al massimo!!!! Ciao, VVB, un abbraccione a tutti/e Voi!!!!!”

Francesco Tufano è così. Un misto di passione e di senso civico. Rispetto estremo per l’interlocutore, un trascorso da arbitro di calcio, la militanza a sinistra che non gli ha mai impedito di capire le ragioni degli altri ed un amore immenso per la sua Sant’Anastasia che ha fotografato decine di volte dal suo balcone lungo quella via Roma che mostra orgoglioso sul web. Persona perbene che ama fare del dialogo, anche nell’era del digital, sempre un ponte verso gli altri ci porta alla mente una storia che è anche d’esempio e di limpidezza e non solo perché ai treni e ai viaggi che fanno quei treni si legano sempre mille e più metafore, fantasie, evocazioni. Ma anche per il garbo e la sensibilità con cui Francesco Tufano ha raccontato spesso il suo lavoro arrivato, il 28 dicembre scorso, al meritato pensionamento. Già perché è pur vero quel che diceva una canzone che “il treno corre forte. Il treno va lontano e il quadro cambia sempre là dietro al finestrino. Io non ho avuto il tempo di stringere la mano. Io non ho avuto il tempo di dire una parola, per asciugare il pianto di una madre che resta sola. Per sciogliere quel nodo che mio padre aveva in gola. Ma il treno va lontano. Il treno porta via e batte un tempo strano lungo la strada mia. Più indietro c’è un bambino col naso che gli cola. Poi vengono gli amici dei tempi della scuola… .”

Francesco Tufano intanto su quei treni ci saliva davanti, nel posto dove l’ampio vetro guarda in anteprima ciò che il treno intero percorrerà. Il posto dove si guida e dove su di te (di lui) fanno affidamento tutti coloro che su quel treno salgono. Il 28 dicembre un treno da lui guidato è ritornato lì dove era partito per aprire, davanti agli occhi di Francesco Tufano, un’altra stagione di vita che è anche la stagione dove riannodi tutti i viaggi che hai fatto, le stazioni, le tratte, la pioggia, il sole e il vento, le prime mattine e o di sera tardi. Un treno racconta la vita e lega posti e città diverse. Così si è riempito l’album (in parte pubblico) delle foto scattate in questi anni.

….

Tifoso sportivo legato alla “fede” nella squadra del Napoli Francesco Tufano ha imparato ad usare, nonostante l’età adulta e le controindicazioni del web, tutte le potenzialità dei social media. Commenta (sempre con lucidità), reagisce alle derive del web, condivide stati d’animo, momenti cruciali della sua vita privata e quel che in fondo traspare da tutte le sue storie è uno stile di vita fatto di semplicità e di abnegazioni. Si tinge di autocritica quando decide di fare ammenda pubblica per scelte della sua parte politica che non condivide o di sostegno quando si tratta di condividere idee, progetti nuovi e orizzonti mai scrutati prima. Radici solidi, solido senso del dovere, Francesco Tufano appartiene a quel folto numero di anastasiani che non li trovi mai in giro a cercare occasioni di vetrine facili. Non cercano “padrini”, non fanno sponda a nessuno dei politici locali, non si vendono per nessuna ragione. E neppure li scovi sottratti alle responsabilità della folta famiglia a cui egli ha dato vita e per la quale si adopera in tanti modi diversi. Dal lavoro (oggi pensionamento) alla vita privata e sociale agli altri impegni il filo sottile che ha trasformato la vicenda privata di Francesco Tufano nella bella storia che abbiamo deciso di raccontare, ad inizio anno, è tutta in quei motivi che fanno, in ogni provincia, solida e viva la comunità cittadina che la abita anche quando la città vive di torpori, contraddizioni, palesi scempi d’empiria e di moralità mischiati ai tanti generi differenti che nemmeno val più la pena denunciarli. Francesco Tufano è una piccola nota dissonante rispetto allo sconquasso d’intorno, alla deriva di valori, alla fragilità delle famiglie di oggi. Una bella storia umana, la sua, che assurge ad esempio di vita per chi ha gli occhi giusti e puliti per vedere avendo ancora tutta la forza per dare spazio ai sogni ed al futuro. Dunque, lunga vita al macchinista (e concittadino) Francesco Tufano che sul treno dei desideri ora potrà salirci molto di più rispetto a prima. Ora il tempo non verrà più assorbito dai tanti viaggi fatti lungo i binari d’Italia a tutte le ore e in tutte le stagioni dell’anno.

francesco de rosa |