Si racconta che “nel maggio del 1586, nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli, furono celebrate le nozze del principe Carlo Gesualdo da Venosa, formidabile suonatore di liuto, scrittore di madrigali e musica sacra, apprezzato per la sua musica polifonica, e sua cugina Maria D’Avalos, bellissima donna dai lineamenti dolci e irresistibili. Un matrimonio senza amore, utile ad evitare che il patrimonio familiare potesse ritornare nelle casse del Papato”.
E si legge che “in effetti, dopo la nascita del primogenito Emanuele, Carlo ritornò a comporre le sue liriche, senza più dar conto alla propria moglie. La quale, durante una festa a corte, si innamorò del duca d’Andria e conte di Ruvo, l’avvenente Fabrizio Carafa”. Vera Ceriello ci ha raccontato con trasporto  il cenno di una storia sulla quale, assieme a lei, vorremo ritornare.

di vera ceriello

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La storia di Maria D’Avalos ha qualcosa di antichissimo e di attuale dove il feroce protagonista è quel mostro del “femminicidio”,  fenomeno antico,  presente dalla memoria dei tempi. Alla fine del Cinquecento, in pieno Rinascimento, la principessa Maria D’Avalos, considerata  una delle donne più belle di Napoli,  alla giovane età di ventidue anni, sposò  il famoso madrigalista e musicista Gesualdo,  molto più grande di lei. Ma la dolce Maria, dopo poco, conobbe il vero amore con il principe Fabrizio Carafa che dopo averle dedicato una serenata amorosa, cedette alla passione con degli incontri furtivi durante le assenze del consorte.

L’amore tra la bella principessa ed il giovane Fabrizio aveva disgraziatamente i giorni contati. Lo zio Giulio Gesualdo che da tempo molestava Maria aveva informato il nipote affinché vendicasse il suo onore.  Carlo Gesualdo finse di partire  ma durante la notte tornò e sorprese i due amanti che dormivano abbracciati teneramente. Il marito tradito avvolto dall’ira, con uno stiletto d’oro, li colpì  mortalmente.

La leggenda racconta che il fantasma della principessa sia riuscito a spaventare il quartiere di San Domenico fino al 1889, anno in cui un’ala del palazzo di Sansevero cadde e parve dar pace allo spirito. Concludo questa triste vicenda con una curiosità: il palazzo in seguito fu acquistato dal principe di Sansevero,  altro personaggio misterioso ed inquietante.  Ma questa è un ‘altra storia.