Il lunedì in Albis e l’inno alla Madonna dell’Arco cantato dal balcone

Anche questa volta “galeotto” è stato il web ed il profilo facebook di Biagio Merone che ama il canto da sempre e porta la sua voce in molti luoghi ed occasioni differenti. Un misto tra professione e passione anche al tempo della quarantena. Nelle sue “corde” c’è finita la melodia dei classici napoletani e quella più moderna, il sentimento, la vita e anche la sua fede con una devozione che, per tanti anastasiani di lungo corso, è radice, origini, contiguità, religiosità popolare, devozione alla Madonna dell’Arco. Come dire, si resta in casa, considerando che a fronte di moltissimi suoi concittadini che il lunedì in Albis, fino allo scorso anno, sono andati sempre fuori per non essere travolti dall’onda dei fujenti che arrivano da ogni parte della Campania. Tanti altri, mossi dalla devozione, non meno che dall’orgoglio di avere uno dei più importanti santuari mariani proprio in casa, ogni anno si vestito di bianco, fasciati di rosso e d’azzurro, per prendere parte attiva nella squadra anastasiana dei fujenti che ha il suo cuore pulsante proprio nel quartiere di Casamiranda, lo stesso di Biagio Merone. Tuttavia a farlo diventare solista nella canto tipico dedicato alla Madonna dell’Arco sono state soprattutto le sue doti canore e così, ogni anni, come ha spiegato nel suo post, quel canto lo esegue ben due volte. La prima volta quando si parte da Casamiranda. La seconda e più ufficiale quando si arriva a via Roma, davanti al monumento dei caduti. Accade così da anni. Ma, come è noto, non accadrà questo lunedì in Albis, 13 aprile 2020. Così Biagio Merone ha pensato bene di fare qualcosa di inedito e lo ha spiegato a tutti dal suo profilo facebook dove ha così scritto appena ieri di buon mattino…

“Buongiorno, ci sono persone che mi conoscono solo per il canto che io faccio il lunedì in Albis alla Madonna dell’Arco, ma purtroppo quest’anno non sarà possibile ripetersi come sempre, e allora mi è stato chiesto dalla mia mamma, e da un mio carissimo amico Antonio Federico Chef Ricco, e lo faccio per altri compaesani che vivono fuori S.Anastasia e all’estero!! stavolta però (DAL BALCONE DI CASA MIA) con una DIRETTA FB, con lo stesso spirito di devozione che sento nel cuore da sempre!! appuntamento è per le ore 10:30 circa orario in cui con tutta la squadra di battenti ci troviamo al monumento dei caduti in guerra (piazza trivio).. chi mi conosce sa bene che non cerco consensi e tantomeno gloria, anche perché questo non è tempo di gloria.
Il mio vuole essere un messaggio di fede e di speranza per il futuro della mia città S. Anastasia, il mio paese che è l’Italia e per il mondo intero…Vi auguro una Santa e serena Pasqua. Vi auguro che ogni vostra paura non perda mai la speranza e che questa possa diventare domani una solida realtà. Vi auguro un tempo dove poter ritornare ad abbracciarsi, toccando con mano le persone che amiamo, vi auguro la tranquillità per essere voi stessi e che la vita possa donarvi solo il meglio, portandosi via questa pandemia, da questo mondo che vuole soltanto continuare a sorridere….🙏🙏

Un tuffo nella storia di un culto che ha radici antichissime su cui hanno scritto, filmato, cantato molte persone in ogni tempo. Anche a proposito del canto più popolare dedicato alla Madonna dell’Arco che Biagio Merone intonerà dal suo balcone lunedì prossimo. Tra questi Giovanni De Falco, docente di conservatorio, ha approfondito il tema assieme alle sue note storiche e musicali. “Il culto, iniziato nel XV secolo, – ha scritto – sin dalle sue origini ebbe un’eco molto forte, diffondendosi nell’area limitrofa alla zona del miracolo: Napoli, con quasi tutta la sua provincia e ancora altri paesi del circondario. Il culto della Madonna dell’Arco, sostenuto da questa antica devozione popolare, è propagato da Associazioni laicali, sparse in molti quartieri di Napoli e in diversi rioni delle altre cittadine campane; i suoi componenti si chiamano ‘battenti’, in ricordo dell’antica usanza di mortificarsi per penitenza, rivolgendo il volto con veemenza verso il terreno, o ‘fujenti’, cioè coloro che fuggono, camminando con passo celere e sussultando. Le congregazioni di questi devoti sono raggruppate in vere e proprio associazioni organizzate con sedi, presidenti, soci ecc. Il periodo dedicato alle sfilate per le questue e all’esercizio del culto dei fujenti, rientra nel lasso di tempo che intercorre tra i giorni festivi dell’Epifania al lunedì dell’Angelo”.

“I fujenti – continua Giovanni De Falco – sono uomini e donne di tutte le età, sfilano con bandiere portando grossi quadri che trasportano sulle spalle, vestono di bianco e indossano una fascia rossa attorno alla vita e una azzurra posta in obliquo. Il lunedì in Albis è il loro grande giorno di festa. Partono dai vari luoghi dove hanno sede,  percorrono almeno 15 km per convergere al Santuario di Madonna dell’Arco. Nelle numerose squadre ci sono alcuni ‘fujenti’ che prendono parte ai cortei a piedi nudi. Lungo la strada, si raccolgono offerte, si fanno soste per la recita del rito e poi si procede verso il santuario. Ogni associazione di ‘fujenti’ porta, insieme all’intero gruppo, una squadretta musicale, formata da cassa, tamburo e piatti; di solito ci sono uno o due saxofoni, una o due trombe, e un flicorno baritono (bombardino) per un totale di massimo otto suonatori. Questo gruppo suona musichette atte ad incitare i passi dei fujenti, alcune con ritmo binario che serve a cadenzare il passo della marcia che ha anche accenni di danza. Durante la recitazione del rito, vengono eseguiti brani musicali in ritmo ternario che accompagna l’ondeggiare del corpo dei fujenti, degli stendardi, dei quadri, in una lenta danza mistica. Il più famoso di questi brani è chiamato Il cuore dell’angelo. Quasi tutti i brani musicali dei fujenti, in tempi recenti sono stati riadattati ed hanno trovato un nuovo linguaggio musicale molto apprezzato dal popolo: una forma di jazz etnico partenopeo. Ne è l’autore il saxofonista Marco Zurzolo. Alcuni titoli sono: Affacciateve e acalatece’ nu scioreUoi Maronne’ ffance ’a grazia… Durante la loro “maratona” i fujenti, ogni volta che incontrano sul loro percorso un’edicola raffigurante la Madonna dell’Arco, la statua di qualche santo, o la sede delle associazioni dedicate alla Madonna dell’Arco, si fermano per svolgere il rito: tutti i fujenti ondeggiano e intonano la canzone: Chi è Devoto, A maronn ‘ è l’arc, unico brano cantato durante il rito. Un fujente, senza alcun accompagnamento sonoro, eleva il canto alla Madonna: Chi è Devoto, A maronn ‘ è l’arc –  Sorèèè tenitece a fed, chill e nu bellu nome – Sorèèè ‘A’ Maronn! Seguono alcune strofe caratterizzate da una melodia semplice e ripetitiva: Maronn ‘e’ l’arca mij, maronn ‘e’ l’arc – io so devot a te aneme e core – e si nun so sincer faje ca ij more – Maronn ‘e’ l’arca mij, maronn ‘e’ l’arc, ecc… In alcuni paesi possono variare alcune strofe, ma sempre sulla stessa melodia. Alcuni ringrazianola Madonna, sempre in forma di nenia, raccontando col canto la grazia ricevuta. La conclusione è uguale all’introduzione del canto e, alla chiusura del brano, dopo le parole: Sorèèèè ’A’ Maronna! tutti i fujenti gridano, come uno slogan, le ultime parole del canto: Sorè ’A’ Maronn ’e’ l’arc! Il ritmo del canto è ternario e lento e, probabilmente, la sua origine risale ad un tempo antecedente al 1700 (fra XVI e XVII sec). Il tipo di musica è modale, V modo, esattamente il tritus autentico, chiamato anche modo lidio, il suo ambitus (estensione) è di un’ottava, va da Fa primo spazio a fa quinta linea del pentagramma. Il suono più frequentemente cantato è un Do e, nel sistema modale viene chiamato repercussio che, nel tritus autentico è la diapente cioè quinto grado. L’intero brano cantato dai fujenti durante il rito, nel corso dei secoli non ha subito alcuna contaminazione infatti, con l’intonazione odierna che si è alterata in acuto di quasi un tono, la loro nota repercussio è un Si b, che corrispondeva, acusticamente, al Do del 1600. Gli altri brani suonati dalla squadretta musicale, vengono eseguiti anche in feste popolari napoletane diverse da quella della Madonna dell’Arco, come ad esempio quella dei gigli di Nola, Barra, Brusciano ecc. I portatori dei gigli, molto numerosi, devono trasportare un obelisco alto più di 20 metrie camminano sussultando. Hanno bisogno di un ritmo che li aiuti a cadenzare passi uguali e sono gli stessi movimenti corporei ad esprimere la gioia del popolo. Può capitare che qualche brano cambi nome, per esempio Uoi Maronne’ Ffance a grazia diventa pose’ ‘e’ sorde’, ma la musica non cambia, intimamente connessa alla realtà antropologica dell’esprimere in melodia sentimenti sacri e pseudo sacri, come fossero simboli musicali che sottolineano, con l’arte dei suoni, il comportamento festoso di un popolo, di un etnia, quella partenopea, che interagisce col sacro, anche se in una maniera che appare profana”.

Quest’anno, dopo cinque secoli, il rito del lunedì in Albis della Madonna dell’Arco non ci sarà. Lo vieta la pandemia, il buon senso e le disposizioni date, con grande tempestività, dalla Regione Campania che ha reso Madonna dell’Arco zona rossa e off limits a pedoni ed auto. Nessun squadra, nessuna processione, nessun canto. Tranne quel balcone, nel cuore storico di Sant’Anastasia quando alel 10.30, con tanto di diretta facebook, Biagio Merone, cantore di fede quel giorno, come in altri lunedì d’Albis, invocherà alla Madonna dell’Arco il canto di tutti i suoi devoti.

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