Kadavé, genealogia di un successo che può portare nuova linfa a Sant’Anastasia

Il 23 dicembre 2017 si è festeggiato il primo anno di vita di Kadavè il wine bar con ristorazione nato da un’idea e dalla volontà di Michele Capasso e Ciro Granata, anastasiani entrambi che vollero investire, un anno fa, in una piazza storica di Sant’Anastasia, piazza II ottobre meglio nota come piazza Trivio, che sembrava morta e sepolta dopo la chiusura delle sue attività commerciali storiche. E, invece. Invece è stato un autentico successo che ha portato con sé anche l’invidia di altri anastasiani; i dibattiti dei sapientoni che dai social sono contro o a favore; l’esigenza di dare una nuova veste ed un ruolo socio/economico alla piazza; le speculazioni politiche o altro coraggio ad investire per le altre nuove attività commerciali che si sono aperte attorno alla stessa piazza. Abbiamo incontrato per voi Michele Capasso e Ciro Granata per capire con loro dove, come e quando nacque Kadavè e come può spiegarsi il successo che ha avuto già nel suo primo anno di vita.


Don Antonio e Carmelina (la Bannera) se la ridono con stile, in occasione del primo anno d’attività, davanti agli smartphone di una folla di ragazzi che mai avrebbero immaginato in tanti anni di attività commerciale della loro storica salumeria cittadina, essere a piazza Trivio. Quando arrivò il momento di chiudere la loro salumeria per godere della meritata pensione non nascosero la tristezza. E non la nascosero nemmeno quei tanti anastasiani cresciuti con i panini della Bannera. Nessuno, nemmeno loro due, potevano immaginare, in quel momento, che nel corso dell’ultimo anno, il loro locale e la piazza che gli sta davanti potessero miracolosamente rianimarsi, diventare un luogo d’incontro per i tantissimi ragazzi che in questi mesi hanno scelto di trascorrere le loro serate da Kadavè. Per spiegare un successo sul quale pochissimi avrebbero scommesso in una cittadina che di successi commerciali ne ha registrati ben pochi negli ultimi anni bisogna fare un piccolo passo indietro in una delle associazioni, nata qualche anno fa, che volle chiamarsi N.O.A. (acronimo di Nuovi Orizzonti Anastasiani). Nata grazie a sette suoi fondatori tra cui Michele Capasso, 30 anni, tecnico informatico con un passato nel mondo dell’animazione ed un presente diviso tra le presentazioni ed un programma radiofonico. Accanto a lui, legato da un legame di parentela essendone  il cugino, c’era e c’è Ciro Granata, 27 anni, grafico passato per qualche studio di gestione d’azienda e contabilità, amante di un’estetica che oggi vuole accompagni persino l’offerta di Kadavè, i piatti, il decoro dei tavoli.

“Era l’estate del 2016 – racconta Michele Capassoquando in una delle iniziative culturali della nostra associazione  realizzata in piazza Siano, davanti al Comune, io e Ciro ci chiedemmo perché mai il successo di quelle iniziative non si poteva ripetere anche nel corso di tutto l’anno aprendo un locale che poteva ospitare una nostra nuova attività commerciale?” Intanto, come in quelle fortuite coincidenze della vita, i locali della storica salumeria della Bannera cercavano una nuova identità e Michele Capasso con Ciro Granata avevano già messo quel posto in cima alla lista della miglior location per ospitare il loro nuovo progetto commerciale. “Ai primi di settembre – continua a raccontarci con entusiasmo Michele Capassodecidemmo di mettere assieme tutti i risparmi dei nostri due lavori principali che ancora oggi continuiamo a fare”. Uno presso uno studio d’informatica a Casalnuovo, Ciro Granata, invece, presso un proprio studio di grafica a Sant’Anastasia. Si trattava di andare a parlarne con la signora Carmela e don Antonio, e di condividere un progetto che avrebbe cambiato le abitudini anche più “notturne” di quella piazza e, soprattutto, di quel locale. La signora Carmela, la Bannera, ed il marito Antonio pur non sapendo nel dettaglio che cosa di nuovo poteva accadere si fidarono al volo. “Ci dissero – ci tiene a dire Michele Capassoqueste sono le chiavi, ci fidiamo di voi, fate pure quel che avete in mente!

Da li parte il percorso che in tre mesi di lavoro, dagli inizi di settembre al 23 dicembre del 2016, giorno della inaugurazione, avrebbe trasformato il vecchio locale della Bannera in qualcosa di nuovo e di vincente. “Arrivavamo sul cantiere alle sette di sera – racconta Ciro Granata – appena finito il nostro lavoro e ci mettevamo a lavorare, io e Michele, fino alle 4 del mattino. Abbiamo fatto così da settembre a dicembre guidati solo dall’entusiasmo e dalla voglia di realizzare qualcosa di bello. Qui, tranne gli impianti elettrici, idrauilici ed altre piccole cose, il resto è stato fatto da noi personalmente”. Ascoltiamo con piacere Michele Capasso e Ciro Granata che ci raccontano come in quei tre mesi di lavorazione in tanti son passati davanti al loro cantiere per dissuaderli. “Non lo fate che a Sant’Anastasia nessun locale riesce ad avere successo. Non fatelo qui, in questa piazza che non ha parcheggi, non ha servizi…”. E, invece, si ostinarono. Il resto è dato dal racconto del percorso di un anno fantastico che proviamo a riassumere con loro.

Momento di folla in una delle serata estive del 2017.

Michele Capasso e Ciro Granata iniziarono a capire che si fosse trattato di un successo sei mesi dopo il giorno dell’inaugurazione quando, alle porte di un’estate calda e fitta, da Kadavè iniziarono ad arrivare persone da posti anche abbastanza lontani. Ciro Granata, quello che tra i due soci già allora non aveva nessun dubbio sulla buona riuscita prova a cercare con noi le ragioni di quel successo che ancora può portare molte e altre cose buone attorno e dentro alla piazza. “Se io penso che c’è gente che viene da Salerno per arrivare da Kadavè e persone che da altri posti, certamente non vicini, scelgono il nostro locale per festeggiare un compleanno o un’altra occasione importante trova solo una conferma quello che io, ma in fondo anche Michele, pensava dall’inizio. Questa piazza era una piazza vergine, senza nessun trascorso con locali di questo tipo. Senza nessun tipo di persone che la frequentava di sera. E questo è un centro storico dove iniziative del genere mancavano del tutto. Abbiamo ragionato in questo modo ed è stato questo a guidarci. Oggi avrei altre due o tre idee da realizzare che credo di sicuro successo ma – sorride con scherzo – non le posso dire se non mi pagano prima”. Ciro Granata è flemmatico, osserva con attenzione, ostenta una sicurezza che i risultati hanno avuto il tempo di corroborarla. Michele Capasso è il socio più frenetico, abituato a gestire folle di persone e a tenere banco davanti ad un microfono tra un mix di musica di tendenza e offerte creative per il palato ed il gusto. Oggi Kadavè muove pensieri che prima sembravano sopiti o del tutto inesistenti. Non solo, per tenere la piazza pulita e lontana da ogni tipo di contaminazioni, Michele Capasso e Ciro Granata hanno investito i loro guadagni anche nell’apertura, accanto, dell’amburgheria “BHO”. Ma hanno anche salutato con entusiasmo la recente apertura, in piazza, di nuovi ingressi con la ristorazione Sushi e altre cose che si possono muovere intorno. Tutti attingendo allo stesso pubblico arrivato qui grazie a Kadavè che ha aperto un solco. Un pubblico di ceto medio-alto proveniente da posti assai diversi, come già detto. Un pubblico che non si ubriaca, non mette a soqquadro nessun bene pubblico, non fa alcun danno alla città. Anzi. Eppure le stupide polemiche di questi mesi che pure sono arrivate hanno più mandanti. Ci sono gli invidiosi, gli speculatori, i disfattisti, quelli dei social, quelli che si lamentano a tutto. Ci sono i nemici dell’amministrazione che cerca di far diventare la piazza un luogo più accogliente e ci sono gli amici dell’amministrazione che cercano di specularne il successo politicamente accaparrandosi meriti che non hanno mai avuto. Quel che, invece, l’amministrazione davvero dovrà fare è di assecondare un’onda lunga che da piazza Trivio, grazie ai privati che vorranno investire soldi in idee nuove, possa realizzare la rinascita  economica della città a partire dal suo centro storico che sembrava morente fino ad un anno fa dando un ruolo nuovo ad una piazza antica.

L’eco di chi strumentalizza o di scrive e dice cose infondate, bugie che si diffondono in un lampo sui social e sui marciapiedi è arrivata ovviamente anche qui a Kadavè, presso i diretti interessati, a Michele Capasso e a Ciro Granata con sui condividiamo il senso dell’ironia ed un forte attaccamento alle sorti di Sant’Anastasia. “Ciro mi ha detto – esclama a proposito Michele Capassofatti scivolare addosso chi dice cose stupide e non vere su di noi, su questa piazza, sul successo che abbiamo avuto, sui meriti di qualcuno che dice di avere meriti che non ha. Ho fatto così e funziona. Non ci siamo mai montati la testa per il successo che abbiamo avuto e mai accadrà che ci potremo montare la testa. E questa più che essere piazza Kadavè, come stupidamente qualcuno ha scritto o detto, è la piazza di chi vuole investire come noi senza essere favoriti da nessun finanziamento pubblico destinato ai giovani, senza nessuna parentela né con gli amministratori né con la proprietà di questo locale di cui stimiamo la storia e stimiamo la signora Carmela e don Antonio al punto di chiamarli con noi a fare la foto del primo anniversario per la fiducia che ci hanno dato un anno fa”.

Estate 2017, piazza II ottobre (detta anche piazza Trivio) fotografata dalla sagoma delle fontana in pietra lavica con lo sfondo del palazzo dove ha sede Kadavè.
Foto al tavolo con una tipica tagliata di carne servita da Kadavè con vari abbinamenti di vini.
Ruby è la birra artigianale di Kadavè. Servita a bottiglie numerate per una produzione di prima stagione che ha raccolto un ottimo consenso di pubblico.

“Stiamo già pensando – continua Ciro Granataa come investire per rinnovare continuamente il locale. Vogliamo che sia sempre una bella e piacevole sorpresa curata nei minimi dettagli. Anche con il cibo di qualità, le nostre tagliate di carne, i nostri cocktail che abbiniamo ai secondi che serviamo, la nostra birra artigianale, gli altri nostri prodotti”. Oggi tra Kadavè e l’amburgheria accanto lavorano, in pianta stabile, otto persone. Anche in questo il progetto di Michele Capasso e di Ciro Granata può diventare un progetto pilota non tanto per essere clonato esattamente con la stessa identica attività, nella stessa zona, ma per variare l’offerta, per dare altri motivi a diverse persone di arrivare nel centro storico di Sant’Anastasia e restarci fino a tardi sera piacevolmente. Resta, oltre ogni ombra di dubbio, il grande merito di Michele Capasso e di Ciro Granata che hanno saputo osare e hanno raccolto un successo andato ben oltre le più rosee previsioni. A loro il nostro sostegno che supporteremo con entusiasmo e con l’eco che merita affinché possa nascere da qui il nuovo corso di una città che un tempo era deserta già dalle nove di sera e che invece ora… .

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